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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

Henri Bergson

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I L PENSIERO Bergson nega la qualità della scienza affermando che l'individuo non è conoscibile scientificamente e che per egli non possono essere utilizzate le stesse regole che consentono l' interpretazione dei fenomeni. Bergson esegue  una netta separazione tra tempo nella scienza e tempo nella vita: TEMPO DELLA SCIENZA:  è una grandezza misurabile e omogenea  è fatto di istanti tutti uguali e allo stesso tempo tutti diversi  è il tempo reversibile che consente la ripetizione è il tempo spazializzato ed esteriore TEMPO DELLA VITA: è fatto di attimi inripetibili  è il tempo vissuto  si costruisce nella continuità l'uomo fa conserva anche senza accorgersene MATERIA E MEMORIA In materia e memoria Bergson espone il problema di definire una relazione tra il corpo e lo spirito. egli critica:  l'ipotesi epifenomenista, secondo la quale il pensiero è una semolice funzione del cervello l'ipotesi parallelista, secondo la quale

Sigmund Freud

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La via d’accesso all’inconscio Secondo Freud, il padre della psicoanalisi, esiste una dimensione inconscia della vita psichica, in cui vengono rimossi impulsi, tendenze, ricordi (generalmente a carattere sessuale) considerati “pericolosi“ dalla coscienza morale del soggetto. Egli, quindi, trasforma radicalmente l’immagine dell’io, della coscienza e della personalità in cui l’uomo si era rispecchiato per secoli: se prima questi era considerato forte, padrone di sé e della sua sfera spirituale, nella prospettiva freudiana non può che riconoscersi come una figura dipendente, dominato da pulsioni di cui non ha il pieno controllo, caratterizzata da profondi conflitti interiori. La via privilegiata d’accesso all’inconscio è per Freud l’interpretazione dei sogni, che secondo lui sono l’espressione di desideri profondi. Nei sogni egli individua due livelli di significato: un livello manifesto, che coincide con la scena del sogno così come viene raccontata e vissuta, e un liv

Soren Kirkegaard

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VITA La  biografia del filosofo  è  essenziale per poter cogliere la sua  elaborazione teorica .  In primo luogo, la  figura del padre  fu centrale nella sua formazione: verrà, infatti, da questi educato ad una rigida osservanza religiosa.  Il luteraneismo  a cui il genitore lo aveva introdotto, ed in particolare un marcato senso del “ peccato ”, spinsero il giovane  Kierkegaard  ad iscriversi alla facoltà di teologia per diventare pastore. Ma il filosofo non decise mai di intraprendere tale professione.  La  vita di Kierkegaard  appare infatti segnata da una “paralisi”, una incapacità di decidere tra le alternative  che si presentarono nella sua vita, una indecisione perenne che lo portarono ad identificare se stesso come un “contemplativo” che osservava con distacco la vita (sua e degli altri) più che viverla scegliendo.  È lo stesso filosofo, nel suo  Diario , a restituirci gli  stati d’animo , enormemente ingigantiti, che accompagnavano ogni possibile scelta da